finestre a quadro sotto cieli grigio
canna di fucile
l’aria umida sotto i lampi
le rotaie dei tram
soprelevati su strade
dove scorse il sangue
e scorre
che m’ha visto piccolo
un’era e ora muore
l’ultima falsa promessa
di modernità.
a poco valgono
i rifiuti che ci sommergono
e le polveri sottili
che imperversano a scirocchi
fra l’albe tramonti smorti
non abbiamo più parole
se non arzigogoli o etimi vuoti
segni naif dei nostri tempi
svuotati di senso
su scaffali impiallacciati.
bramiamo tarante
e organetti,
continuamente
a venti-trenta-quaranta e cinquant’anni
di rivoluzioni tropicali
sospirate come brutte maniere
trendsetting eletti
cerchiamo
e di suoni orrendi feriamo i timpani
e sono danaro e campioni
che lasciano solo
scie di bottiglie vuote sui muri
e cocci aguzzi.
basta.
placatevi a pregare i caduti.